Spesso ti ritrovi davanti a dashboard piene di numeri, tabelle infinite, report che sembrano più complicati di un manuale di ingegneria… ma non sai quale pagina ottimizzare per prima.
Google Analytics ti parla di traffico, Search Console di impressioni e CTR, i tool esterni di keyword, ma alla fine rimane la domanda più difficile: da dove parto per ottenere risultati concreti?
Questa stessa domanda è stata la mia ossessione per anni, finché non ho deciso di risolverla in modo definitivo. Volevo una funzione che non si limitasse a “mostrare dati”, ma che facesse un passo in più: identificare le vere opportunità SEO e ordinarle in base al ritorno che possono generare.
Così è nato SEO Plan, un sistema che ho progettato per trasformare il caos dei dati in un elenco semplice, chiaro e soprattutto utile.
Identificare le opportunità
Il primo grande cambiamento è stato capire che non tutte le pagine meritano la stessa attenzione.
Alcune hanno un enorme potenziale nascosto, altre sono già performanti e non vanno toccate, altre ancora non daranno mai risultati significativi. Il segreto è saper distinguere queste tre categorie.
Il nostro SEO Plan di inStrategy lo fa grazie a tre algoritmi principali:
- L’analisi dei dati di traffico e comportamento: individua URL con tanto traffico ma poco engagement, keyword con grandi impressioni ma CTR bassi, pagine che hanno avuto crescita in passato e ora sono ferme.
- L’analisi del potenziale keyword delle pagine: classifica le URL in base a tipologie di opportunità (pagine multi-keyword posizionate troppo in basso, pagine ad alto volume in calo, opportunità sottosfruttate, posizioni critiche).
- L’analisi commerciale per gli e-commerce: calcola l’“Interest Gap”, ovvero il divario tra l’interesse per un prodotto e le reali conversioni, evidenziando i casi in cui ci sono tante visualizzazioni ma poche vendite.
Il risultato non è un elenco generico di “pagine da migliorare”, ma una lista ordinata per priorità, con indicatori chiari su cosa fare prima e cosa può aspettare.
Esempio di calcolo della priorità da Analytics -URL con Priorità ALTA (Score: 87.5):
- CTR: 1.16% (basso) → Score 90 × 25% = 22.5
- Bounce: 90.08% (critico) → Score 95 × 20% = 19.0
- Impressioni: 17.326 (alto volume) → Score 90 × 20% = 18.0
- Engagement: basso → Score 85 × 15% = 12.8
- Conversion: alto potenziale → Score 95 × 20% = 19.0
dove 15%, 20% e 25% sono alcuni dei pesi assegnati alle metriche.
TOTALE: 87.5 = PRIORITÀ ALTA
💡 Logica: maggiore è il problema e maggiore è l’impatto potenziale = maggiore priorità.
Dati, algoritmi e intelligenza artificiale al servizio della SEO
Dietro le quinte, SEO Plan non si limita a unire GA4 e Search Console.
La sua forza sta nella capacità di correlare più fonti:
- BigQuery per analizzare i dati raw di GSC senza limiti temporali,
- GA4 per capire il comportamento reale degli utenti,
- DataForSEO per monitorare trend di keyword, cali e competitor,
- e sistemi di crawling per incrociare lo stato delle pagine.
Il tutto alimentato da algoritmi di scoring che valutano automaticamente la criticità e il potenziale di ogni URL.
In pratica, non solo so che una pagina “non performa”, ma so anche perché e con quale urgenza intervenire.
Tipologie gestite dall’algoritmo di priorità
- Multi-Keywords Posizioni Basse → ≥ 5 keywords, posizione media > 10 → Priority Score 58.7 → Media
- Multi-Keywords Alto Potenziale → ≥ 5 keywords, posizione media ≤ 10, volume ≥ 5k → Priority Score 32.1 → Bassa
- Alto Volume in Calo → volume ≥ 5k, pos. media > 15 → Priority Score 134.2 → Critica
- Opportunità Sottosfruttata → ≤ 3 keywords, volume ≥ 1k → Priority Score 77.8 → Alta
- Posizione Critica → pos. media > 30, volume ≥ 2k → Priority Score 207 → Critica
❌ Escluse automaticamente: URL con poche keyword e basso volume, pagine già performanti o posizioni intermedie non strategiche.
Questo approccio permette di passare da analisi generiche a diagnosi chirurgiche, in cui ogni URL è accompagnata da raccomandazioni pratiche e da un punteggio di priorità.
Dal piano all’azione: trasformare i dati in risultati
Il punto di arrivo non è il report, ma l’ottimizzazione concreta.
Ogni piano SEO generato diventa la base per un lavoro mirato di on-page optimization, che può includere:
- una revisione tecnica della pagina,
- un’analisi approfondita delle keyword,
- il confronto con i primi tre competitor in SERP per capire entità e topics da coprire,
- l’arricchimento dei contenuti con nuove sezioni, FAQ, esempi e call to action più incisive.
Ma la vera differenza sta nel tracking: ogni azione viene monitorata con uno stato (“ottimizzata”, “non ottimizzata”, “da revisionare”), un timestamp e KPI specifici.
Così diventa possibile vedere nero su bianco il prima e dopo di ogni intervento, quantificare il ROI e capire quali strategie portano i maggiori risultati.
In questo modo la SEO smette di essere un’attività continua ma dispersiva, e si trasforma in un workflow ciclico:
identificazione → azione → monitoraggio → ottimizzazione successiva.
Esempio di calcolo per Interest Gap
- Visualizzazioni: 2.500
- Acquisti: 8 → Tasso di conversione: 0,32%
- Gap: 2.492 → PRIORITÀ CRITICA (Score: 95)
Totale: 95,0 → Intervento urgente su scheda prodotto e funnel di conversione.
Perché questo approccio è diverso (e migliore)
Il mercato è pieno di audit SEO che ti consegnano decine di pagine di problemi, senza però indicare da dove partire. Il rischio è di perdersi nei dettagli e non ottenere mai un impatto reale.
SEO Plan, invece, cambia le regole del gioco:
- Non ti dice tutto, ti dice ciò che conta.
- Non guarda solo al ranking, guarda anche alle conversioni.
- Non si ferma al “cosa”, ma ti indica il “come” e il “quando”.
È un approccio che fonde rigore scientifico e praticità, perché si basa su dati reali ma restituisce insight azionabili. Ed è proprio questo che crea il vantaggio competitivo: trasformare la SEO da una lista infinita di ipotesi a un piano ordinato e strategico, capace di generare risultati tangibili.
Conclusione: la SEO diventa scienza applicata
Oggi posso dire che non facciamo più SEO “a tentativi”.
Grazie a SEO Plan, ogni intervento nasce da dati solidi, viene implementato con priorità chiare e produce risultati misurabili.
La differenza non è solo tecnica, ma culturale: si passa da un approccio dispersivo e reattivo a una SEO scientifica, predittiva e orientata al ROI.
È la trasformazione di un mestiere che per anni si è basato su intuizioni in una disciplina che poggia su intelligenza artificiale, big data e metodologie di ottimizzazione continua.
E il bello è che non serve essere un data scientist per beneficiarne: serve solo la voglia di abbandonare i vecchi report pieni di numeri e abbracciare un approccio più moderno, più intelligente e soprattutto più efficace.

